domenica 20 dicembre 2015

Dedicatevi alle cose che vi rendono felici


Ogni uomo ha un suo compito nella vita, e non è mai quello che egli avrebbe voluto scegliersi.
Hermann Hesse
Non possiamo scegliere la cornice del nostro destino, ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro.

PRIORITA'
Un professore di filosofia, in piedi davanti alla sua classe, prese un grosso vaso di marmellata vuoto e cominciò a riempirlo con dei sassi, di circa 3 cm di diametro.
Una volta fatto chiese agli studenti se il contenitore fosse pieno ed essi, risposero di sì.
Allora il professore tirò fuori una scatola piena di piselli, li versò dentro il vaso e lo scosse delicatamente. Ovviamente i piselli si infilarono nei vuoti lasciati tra i vari sassi.
Ancora una volta il professore chiese agli studenti se il vaso fosse pieno ed essi, ancora una volta, dissero di sì.


Allora il professore tirò fuori una scatola piena di sabbia e la versò dentro il vaso. Ovviamente la sabbia riempì ogni altro spazio vuoto lasciato e coprì tutto. Ancora una volta il professore chiese agli studenti se il vaso fosse pieno e questa volta essi risposero di sì, senza dubbio alcuno.
Allora il professore tirò fuori, da sotto la scrivania, due lattine di birra e le versò completamente dentro il vasetto, inzuppando la sabbia. Gli studenti risero.



"Ora," disse il professore non appena svanirono le risate, "pensate che questo vaso rappresenti la vostra vita.
I sassi sono le cose importanti, la vostra famiglia, i vostri amici, la vostra salute, le cose per le quali se tutto il resto fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena.
I piselli sono le altre cose per voi importanti, come la vostra scuola o il vostro lavoro, la vostra casa, la vostra auto. La sabbia è tutto il resto......le piccole cose".



"Se mettete dentro il vasetto per prima la sabbia", continuò il professore, "non ci sarebbe spazio per i piselli e per i sassi. Lo stesso vale per la vostra vita: se dedicate tutto il vostro tempo e le vostre energie alle piccole cose, non avrete spazio per le cose che per voi sono importanti.
Dedicatevi alle cose che vi rendono felici: giocate con i vostri figli, portate il vostro partner al cinema, uscite con gli amici. Ci sarà sempre tempo per lavorare, pulire la casa, lavare l'auto. Prendetevi cura prima di tutto dei sassi, le cose che veramente contano. Fissate le vostre priorità... il resto è solo sabbia."



Una studentessa allora alzò la mano e chiese al professore cosa rappresentasse la birra. Il professore sorrise: "Sono contento che tu me lo abbia chiesto. Era solo per dimostrarvi che per quanto piena possa essere la vostra vita, c'è sempre spazio per un paio di birre!!!"
parole di saggezza

Il Natale è sempre un momento speciale ed intenso che ci aiuta a riflettere su tante cose che ci stanno a cuore. Le luci e i suoni per le strade rendono magica l'atmosfera, riportandoci indietro negli anni a quando eravamo bambini. 
Sarà Natale
quando il sorriso degli angeli parlerà
tutte le lingue del mondo.
Sarà Natale
quando le stelle brilleranno
senza confini di cielo.
Sarà Natale
quando l'inno dei popoli canterà
in un unica sola canzone.
Sarà Natale
quando nei cuori degli esseri umani
il nome di ogni Dio avrà il volto dell'amore.
Tindara Cannistrà



Il Natale è arrivato e tutti cercano un bel regalo da fare a chi si vuol bene, ma il dono più grande e più bello rimane sempre quello, di avere nella vita di tutti i giorni, persone che ti amano e ti stanno accanto nei momenti più difficili. Ai miei fedeli lettori di "milleunsorriso" auguro un Buon Natale di cuore, che questo nuovo anno vi dia la pazienza necessaria per affrontare le nuove difficoltà, la saggezza di saper capire e superare i giorni bui che arriveranno, ma più di tutto vi auguro di saper gioire di ogni singola vittoria.
Perché alla fine siamo noi gli artefici del nostro destino e non un anno nuovo.



Fatevi trasportare da Tom Odell, "Another Love", una canzone meravigliosa, un volo celestiale! 





martedì 8 dicembre 2015

Gli angeli dei nostri tempi


Non amare perchè così ti senti bene, ti senti felice, ti senti volare.
Ama  per amare, perchè senza l’amore la tua vita non avrebbe valore.
L’amore non può valere tanto o valere poco. L’amore non abita nel mondo dell’Avere.
L’amore abita nel mondo dell’Essere, dove tutto semplicemente E’.
L’amore non è una cosa, non è nelle cose, ma nel cuore, nella mente, nell’anima.
E anche quando non hai  qualcuno vicino, oppure quando quello che hai non è il sogno,
anche quando la luce della tua vita è fioca, ama per amare.
Omar Falworth


Sono le piccole cose ad occupare nel cuore gli spazi più profondi.
Come tesori nascosti, i piccoli gesti, le parole delicate,
i gesti d’amore autentici, sono quelli che ci porteremo dentro per sempre
Anton Vanligt


L'amore non sta nell'altro, ma dentro noi stessi. Siamo noi che lo risvegliamo, ma per far sì che ciò accada, abbiamo bisogno dell'altro.
Paulo Coelho 
Donare l'amore ai "figli di un Dio minore", così si chiamano quei 300 minori italiani disabili che nessuno vuole adottare. Voglio dedicare questo post a tutte le persone fantastiche e generose d'animo che coraggiosamente hanno preso, o stanno prendendo la decisione di allargare la loro famiglia adottando un bambino con handicap. Non esiste gesto più nobile e meritevole. Sono anch'io madre di un figlio grande con tetraparesi spastica e posso dire che la vita di quelle famiglie sicuramente cambierà in meglio, anche se dovranno affrontare ostacoli enormi. Pazienza, determinazione e soprattutto voglia di dare: solo così si arriva in alto. Le soddisfazioni più grandi arrivano sempre da grandi sacrifici.


Federico oggi è un ragazzo sorridente che ama i videogiochi, colleziona figurine e fa equitazione. Ha trovato dei genitori che lo amano, ma non tutti i bambini soli con handicap hanno questa fortuna. Dai dati fornitici dal Dipartimento per la Giustizia Minorile, risulta che nel febbraio 2014 trecento minori disabili attendevano ancora di essere adottati. La quasi totalità ha “gravi e gravissime condizioni psicofisiche, con handicap e disabilità, disturbi comportamentali e deficit cognitivi”. L’età media è di dieci anni: 62 sono più piccoli, mentre 137 ne hanno più di 15. Il ministero ci fa sapere che, tra questi, 17 minori hanno rifiutano l’adozione a causa di precedenti tentativi non andati a buon fine. “I bimbi disabili sono figli di un dio minore”, afferma Frida Tonizzo, consigliera di Anfaa, Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie.  “Questi trecento bambini sono stati dichiarati adottabili da anni ma le istituzioni preposte non sono mai intervenute attivamente per garantire loro una famiglia. Hanno poi scaricato sui minori che hanno ‘rifiutato l’adozione’ la colpevole responsabilità di chi doveva continuare a cercare dei genitori per loro”.
Il diritto a vivere in una famiglia:
La legge 184/1983 stabilisce che tutti i minori, anche quelli con disabilità, hanno il diritto di crescere ed essere educati nell’ambito di una famiglia. Non ci sono dati recenti su quanti bambini disabili siano stati effettivamente adottati in Italia. Gli ultimi risalgono al 2011, quando il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali aveva calcolato che poco meno di un minore accolto su dieci presentava qualche forma di disabilità. In particolare il 7 per cento aveva problemi psichici, il 2% aveva una disabilità plurima, l’1% difficoltà fisiche e lo 0,4% una disabilità sensoriale.
Una vita in istituto: 
Dalle segnalazione arrivate alle associazioni che fanno parte del Tavolo nazionale affido risulta che molti neonati con problemi fisici o intellettivi rimangono in ospedale oltre il tempo strettamente necessario per le cure. Nell’attesa che il tribunale dei Minori trovi loro dei genitori, la maggior parte finisce in istituti a valenza sanitaria da dove difficilmente esce per un successivo collocamento in famiglia. “Il ministero non ha ancora fornito indicazioni su dove vivono questi minori, se in comunità o in strutture residenziali sanitarie. La deprivazione di cure familiari peggiora la loro condizione di disabilità. Ultimamente una famiglia dell’Anfaa ha accolto un bambino che non sapeva parlare perché nessuno aveva capito che era sordo, nessuno si era accorto di quanto soffriva”, racconta Tonizzo. Una volta raggiunta la maggiore età, i ragazzi non adottati dovrebbero essere collocati in strutture per adulti. “Hanno diritto all’assistenza residenziale ma non sempre questo avviene, se il tutore o l’amministratore di sostegno non si è occupato di loro quando erano dei bambini, è difficile che lo faccia dopo”, afferma Tonizzo.
Un contributo alle famiglie che li accolgono: 
Il Tavolo nazionale affido ha chiesto al governo di dare un contributo economico alle famiglie che accolgono minori con età superiore a 12 anni o con un handicap accertato, come già prevede l’articolo 6 della legge 184/1983. Domandano poi che venga al più presto attivata la Banca dati nazionale dei minori adottabili prevista dalla legge 149/2001: per ora è operativa soltanto in undici tribunali su 29. Questo strumento serve a trovare i genitori più adatti in base alla condizione del bambino e ad accelerare l’iter burocratico. “Bisogna fare appelli mirati per i minori disabili, non basta cercare le famiglie tra quelle che hanno dato la loro disponibilità”, spiega Tonizzo. “Non devono essere lasciate sole, molte mamma e papà, dopo l’adozione, si sono trasformati in veri e propri infermieri per i loro figli”.


Fare rete e aiutare le famiglie adottive: 
Affrontare le difficoltà che una adozione speciale comporta non è impossibile, come racconta Grazia Di Giannantonio che ha adottato due ragazze, una con la sindrome di Robinow e una con un ritardo mentale. “Una famiglia può sostenere una realtà così complessa solo se ha attorno una rete di sostegno. Una volta che l’adozione va a buon fine, le istituzioni non possono sparire, serve un sopporto psicologico e medico”, racconta. “Ho avuto spesso dei ripensamenti, non avevo gli strumenti per capire e se tornassi indietro farei sicuramente meno errori. Adesso però siamo una famiglia felice, guardo le mie figlie e mi sembrano bellissime. Mi sento accettata come madre nonostante i miei difetti. Alle mamme e ai papà che stanno per accogliere bambini disabili voglio dire di andare oltre l’handicap. Il tribunale spesso si sofferma solo sui lati negativi a cui andranno incontro, invece devono sapere che con il tempo scopriranno nei loro figli degli aspetti meravigliosi, anche nei casi di disabilità più grave. Per me adottare le mie figlie è stata una opportunità immensa. Da fuori io e mio marito sembriamo coraggiosi, ma in realtà la nostra forza è stata quella di aver saputo apprezzare il bello della nostra scelta”.
Maria Gabriella Lanza
Fonte: Redattore Sociale 

Gli angeli dei nostri tempi sono tutti coloro che si interessano agli altri prima di interessarsi a se stessi.

Wim Wenders

giovedì 26 novembre 2015

Dietro ogni azione c'è una ragione



Lasciate che la Fede abbia un posto speciale nel nostro cuore.
Signore, concedimi la grazia di accettare con serenità le cose che non possono essere cambiate, il coraggio per cambiare quelle che dovrebbero essere cambiate e la saggezza per distinguere le une dalle altre.
Reinhold Niebuhr


La lezione più importante di sempre
Il secondo anno di università fu quello del professore che indossava la t-shirt con sopra un maiale. A onor del vero, la indossava sotto una camicia rosa trasparente, il che era ancora peggio. La maglietta si coglieva chiaramente: c’era stampigliato il muso di un maiale intento a grugnire. Ce ne accorgemmo tutti a un primo sguardo e l’ilarità iniziò a serpeggiare come solo l’ilarità sa serpeggiare. Il professore di editoria multimediale si presentò così a una classe di circa cento studenti, con un porco sul petto e una cravatta che richiamava le tonalità del porco, più che della camicia o della giacca, il che ci fece pensare subito che non fosse stata una svista, ma una precisa scelta di moda. Non so dire se questo segno distintivo ce lo rese subito molto simpatico o scoraggiò le nostre aspettative di un buon insegnamento, so solo che il secondo anno di università me lo ricordo a causa sua. Pian piano, saltarono fuori altri atteggiamenti bizzarri: per esempio, non usava libri di testo, ma ci invitava a comprare riviste di informatica, arrivava in facoltà a bordo di una jeep nera che pareva appena reduce da un rally nei campi e amava telefonare a sua moglie durante le lezioni. Prendeva il cellulare, componeva il numero e ci chiedeva di salutare la sua signora, poi girava il microfono verso di noi e attendeva un rimbombante: “buonasera signora!”, seguito da un applauso. Soddisfatto del nostro entusiasmo, si riportava il telefono all’orecchio e si accomiatava dalla moglie dicendole: “hai sentito?” Lo faceva sempre, nessuno sapeva perché, ma, considerati il maiale e il resto delle stramberie, avevamo archiviato la faccenda come: “è completamente matto”, e ognuno di noi era tornato a pensare all’esame da superare. Ma non facemmo l’esame con lui, perché la moglie morì. 
“Buonasera, signora” era malata di cancro e morì. “Buonasera, signora” veniva salutata il più possibile, il più spesso possibile e veniva fatta sorridere il più possibile, indossando abiti sconvenienti, portandola a sgommare su quella strana jeep in campagna o regalandole il coro di un centinaio di studenti, tutti per lei.
Fu la lezione più importante di sempre.
Chiara Bottini 


Una storia straordinaria di un uomo straordinario, che ci ha dato due lezioni importanti: capire il valore dell'amore incondizionato e di non fermarsi mai alle apparenze, ma imparare che dietro ogni azione c'è sempre una ragione.

Die Liebe
Die Liebe hemmet nichts; 
Sie kennt weder Tür noch Riegel
Und dringt durch alles sich;
Sie ist ohn Anbeginn, schlug ewig ihre Flügel, und wird sie schlagen - ewiglich 
Matthias Claudius


L'amore non ostacola niente, non conosce ne porte ne sbarre, penetra ovunque, è senza inizio, batte da sempre le sue ali e li batterà all'infinito.
Il video è un volo magico attraverso le tante bellezze del Messico, prodotto e diretto da Pedro Torres, intitolato " Estrellas del bicentenario"  accompagnato dalla musicband tedesca Schiller , con un brano che mi piace tanto: "Die Liebe" , L'Amore. 

domenica 8 novembre 2015

Scalinata per il paradiso



Il tempo non conta per il cuore. Si può amare anche stando lontani e quel amore, se è vero e puro, non morirà mai neanche fra mille anni.
 R.Battaglia
Questo post è dedicato alla mamma di mio marito, Isabella, volata in cielo il 4.novembre 2015, dopo un anno di sofferenza per un male incurabile. Mi diceva sempre "non chiamarmi suocera, perchè è una brutta parola. Chiamami bonne mère", che significa buona madre in francese, la sua seconda madrelingua, perchè vissuta con la famiglia al Ritz di Parigi. 
Chi ha la fortuna di custodire un Blog può raccogliere le cose di cuore per avere la sensazione di non perderli mai e guardarli sempre. Qualcuno dei miei amici che non era presente in chiesa avrebbe voluto sentire la mia dedica che pubblico qui, come ricordo, così la potranno leggere anche i nipoti che un giorno, spero, arriveranno.


"So che avrebbe fatto piacere a Isabella avere tutti i nipoti presenti, ma uno di loro è perdonato perché è un angelo speciale, il nostro Lillo, che ci aspetta a  casa.
Non si è mai pronti a lasciar andare. A dire è finita, ad accettare che non guarderai più quegli occhi, non sfiorerai mai più la sua mano... che non vedremo mai più chi abbiamo tanto amato e voluto bene. Solo chi ha perso le fondamenta, sa capire quanto straziante sia questo doloroso distacco. Si, perché questa è una madre: un pilastro, una colonna che ci regge in qualsiasi momento, un porto sicuro. Una madre capisce, dimentica, perdona, soffre, piange e ti difende, ma soprattutto ti ama più di se stessa.
Isabella, Piccolina mia, così ti ho chiamato in questi ultimi tempi della tua coraggiosa lotta contro un male terribile e senza pietà. Hai sempre desiderato di lasciare un bel ricordo e non ci sono parole per descrivere la tua grinta e grande forza. Eri una donna raffinata e ammirata da tutti, una bellezza senza tempo, un'icona di stile ed eleganza come non ce ne sono altre. La tua generosità fatta di mille gesti e l'amore infinito per i tuoi figli, nipoti, per noi due nuore,  per le tue adorate amiche, per gli amici e i parenti, ti ha reso un bellissimo faro luminoso, una persona al di fuori di questo mondo, una donna dinamica, piena di iniziative e pensieri per tutti. Eri unica! Per me è stato sempre importante dirti i miei pensieri, non solo ora, ma quando eravamo insieme, mano nella mano, guardandoti negli occhi e accarezzandoti e quando sorridevi ero contenta di averti trasmesso la mia gratitudine per la tua dolcezza e umiltà che ultimamente hai voluto condividere con me.
Il giorno della messa per nonna Fernanda a Nerola eri una regina. Hai voluto venire a tutti costi dimostrando la tua ammirevole determinazione. Con questo gesto hai voluto ringraziare specialmente Sasà e Laura, ma anche il tuo Rodolfo, che ti ha fatto ogni giorno da angelo custode, poi Maria e Nicola, Rosa, Mary, i dottori e infermieri, tutte le persone che ti erano vicine. Volevi far vedere quanto tu abbia apprezzato il loro impegno, i sacrifici e tanti piani di battaglia che hanno intrapreso per aiutarti e farti stare meglio.
Poco tempo fa mi hai confidato una tua sensazione:
una sera avevi visto all'improvviso una luce forte e calda, figure bianche senza volti, sentivi suoni e un intenso profumo di rose. I credenti sanno che nel mondo spirituale Padre Pio si manifesta con il profumo di rose...
ma forse sentivi il calore della pace interiore. Mi parlavi di un’immagine grande davanti a te, come se una forza invisibile ti stesse abbracciando, il nostro Dio dicevi e che non avresti voluto tornare indietro per quanto era bello e per come ti sentivi protetta in quei pochi attimi. Ecco, voglio pensare che tu ora sei lassù, insieme ai nostri cari che non sono più con noi, nel regno della pace eterna, dove non c’è dolore e sofferenza, ma splende la luce perpetua per il riposo eterno.
Ti accolgono gli Angeli e i Santi. Isabella mia, sei nella pace di Dio. 
Non esiste separazione definitiva finchè continueraì a vivere nei nostri pensieri. Non lasciamo che la morte o i dolori rubino i nostri ricordi gioiosi, teniamoci stretta la felicità che abbiamo conosciuta e condivisa. Non andrà mai persa. 
Riposa in pace cara nonna, sarai sempre nei nostri cuori."  Gaby


Come si coniuga il verbo "madre"? 
Non è un verbo?
Ne siete proprio sicuri?
Amare, fare, dare, ascoltare, confortare, gioire, piangere, abbracciare, baciare, accarezzare, sentire, curare, sostenere, proteggere, insegnare, accompagnare, ricordare, studiare, leggere, pulire, cucinare, nutrire, vegliare, urlare, sussurrare, cantare, sorridere, correre, saltare, educare, comprendere, perdonare, subire, sollevare, soffrire, tacere, parlare, pregare... Avete ragione "madre" non è un verbo solo, ma tutti i verbi di una vita insieme.
 F.B.Giacomin

Scelgo un brano immortale pensando a tutti i cari che non sono più con noi. Mia madre adorava questa melodia: "Stairway to Heaven", scalinata per il paradiso, interpretato dal
Gimnazija Kranj Symphony Orchestra di Slovenia.




Il paradiso è sempre dove l’amore dimora.
Jean Paul


martedì 27 ottobre 2015

Quanto darai, tanto riceverai




La vita è difficile,
ma tu rialzati!
La vita è amara,
ma tu rialzati!
La vita è un pugno chiuso,
ma tu rialzati!
La vita è dolcezza, amore, gioia,
goditela e non pensare!
Stephen Littleword

Quando una persona sta attraversando un momento difficile, l’ultima cosa che vuole sentirsi dire è che deve ignorarlo, che non ha importanza o che ci sono cose ben peggiori. Quello di cui ha bisogno è la comprensione, non che venga minimizzata la sua sofferenza.
Meno parole e più fatti
Nella vita, la maggior parte di noi deve affrontare una perdita importante, una notizia dolorosa, una malattia difficile da gestire o una situazione piuttosto scomoda.  Quello che ci aspettiamo dagli altri non sono frasi di circostanza, ma atteggiamenti che ci permettano di capire che abbiamo la loro comprensione e il loro sostegno.


È sbagliato sminuire la situazione, pensando di togliere un peso a chi sta soffrendo. Questo atteggiamento ha una componente ben più aggressiva perché cerca di eliminare o sminuire i sentimenti del tutto legittimi dell’altra persona. La cosa peggiore è che chi si comporta così in genere punta a disfarsi del dolore dell’altro per poter preservare la propria tranquillità.
Nella maggior parte dei casi, una persona che sta soffrendo vuole solo essere ascoltata, senza giudizi e con la massima attenzione. L’atto di ascoltare è il miglior modo per consolare chi soffre. Sapere che qualcuno è disposto ad accogliere questa sofferenza senza metterla in discussione alleggerisce il dolore.


Altre persone semplicemente non vogliono parlare di quello che sta capitando loro e sperano solo che gli altri rispettino il loro silenzio. In questi casi, evitare di parlare dell’argomento che è motivo di sofferenza è un modo di mostrare comprensione e offrire sostegno. Di sicuro non verrà interpretato come un gesto indolente, anzi, tutto il contrario.
Non esistono formule fatte per consolare una persona che soffre. Ognuno ha il suo modo particolare di affrontare il dolore e non manifesta la sofferenza allo stesso modo di fronte a tutte le circostanze della vita. L’unica condizione per consolare veramente una persona è mostrarsi genuinamente disponibili a farlo.
Consolare è fondamentalmente offrire compagnia, affetto, rispetto e sostegno. L’importante è dimostrare, attraverso gesti e atteggiamenti, di esserci per quella persona che sta in difficoltà. Che il suo dolore non ci fa paura e che siamo disposti ad accettarlo. Che la nostra decisione non cambia finché la tempesta continua.


 Non è mai sbagliato chiedere esplicitamente se possiamo essere d’aiuto in qualche modo. A volte ci sono necessità che non sono così evidenti o forse non diamo la giusta importanza ad azioni che invece potrebbero essere determinanti per chi si trova coinvolto in una situazione difficile.


Per quanto riguarda non solo i bambini, l’atto di consolare può essere anche piuttosto semplice, “basta una carezza, è un’azione più a livello corporeo”, come sostiene la psicoterapeuta Irmtraud Tarr, a quel punto i cervelli si sincronizzano.
Infine, cosa più importante, dobbiamo aprire il nostro cuore ai sentimenti e alle necessità della persona che sta soffrendo. È di grande conforto sapere che qualcuno ce la sta mettendo tutta per capirci. Consolare è un’arte e come qualsiasi forma di arte, richiede sensibilità, dolcezza e impegno.
(La mente è meravigliosa)


Nel mare puoi trovare centinaia di conchiglie differenti. Ma solo dentro te stesso potrai trovare la determinazione e la perseveranza per conquistare quelle pochissime perle preziose che si nascondono in quel mare.
E nonostante le tempeste e quando tutto sembrerà ormai perduto, c’è sempre la speranza, una forza incredibile e inaspettata che ti farà ricominciare e che soffierà lontano gli ostacoli e tutto quanto ti preoccupava e ti spaventava. Marcio Kühne

Il mio brano preferito è uno in particolare, "El Momento" di Jens Gad. Per chi l'avesse già sentito (gennaio 2014) mi perdoni, ma in questo periodo alla ricerca di equilibrio e nuove energie, quelle autunnali, è semplicemente indispensabile.  


La luna... Sueño contigo todas las noches, y de día te espero con toda mi alma, viviendo sólo para el momento en que yo pueda verte, amarte, cuidarte, quererte. Así espero el momento de nuestro encuentro. Si llegase por fin lo que tanto deseo y algun día te veo, mi soledad acabará y mi vida comenzará.


The sun, the moment the moon. I dream about you every night. And in the day I wait for you with all of my soul, living only...for the moment. The moon and the night, the day that I can see you, love you, and take care of you...care for you. That's how I wait  for the moment of our encounter. What I most desire...and when I finally see you, my solitude will end and my life will begin.











martedì 13 ottobre 2015

La felicità dipende solo da noi


Bisogna sempre guardare il lato luminoso della vita.
Non aver paura di soffrire,
non ci è mai dato peso così grande che il nostro cuore non possa sostenere.
Tutto è commisurato alla nostra forza e alla nostra grandezza.
Sii forte ce la farai!
Stephen Littleword



Durante un seminario per matrimoni, hanno chiesto a una donna:
- "Ti rende felice il tuo marito? Veramente ti rende felice?"
In quel momento il marito ha alzato leggermente il collo in segno di sicurezza: sapeva che sua moglie avrebbe detto di sì, perché lei non si è mai lamentata durante il suo matrimonio.
Tuttavia la moglie rispose con un sonoro:
- "no... Non mi rende felice"
Il marito la guardò con stupore, mentre la donna continuò il proprio discorso:
- "non mi rende felice... Io sono felice!
Che io sia felice o no non dipende da lui, ma da me.
Io sono l'unica persona da cui dipende la mia felicità.
Mi accorgo di essere felice in ogni situazione e in ogni momento della mia vita, perché se la mia felicità dipendesse da qualche persona, cosa o circostanza sulla faccia di questa terra, sarei in guai seri.
Tutto ciò che esiste in questa vita, cambia continuamente. L'essere umano, le ricchezze, il mio corpo, il clima, i piaceri, ecc. E così potrei continuare per ore, elencando una lista infinita.
Attraverso tutta la mia vita, ho imparato qualcosa;
Decido di essere felice e il resto lo chiamo ' esperienze ':
Amare,
Perdonare,
Aiutare,
Comprendere,
Ascoltare,
Consolare.
C'è gente che dice: "Non posso essere felice perché sono malata, perché non ho soldi, perché fa troppo caldo, perché qualcuno mi ha insultato, perchè qualcuno ha smesso di amarmi, perché qualcuno non mi ha considerato, ma quello che queste persone non sanno è che si può essere felici anche essendo malati, anche se si è troppo sudati, anche se si è senza soldi, anche se si riceve un insulto, anche se qualcuno non ci ha apprezzato.
La vita è come andare in bicicletta: cadi solo se smetti di pedalare.
Inizia la giornata con un sorriso e non lasciare che niente e nessuno la cancelli del tuo volto.
Essere felice è un atteggiamento!"

(fonte web)

Questo post è dedicato a tutti coloro che in questo periodo hanno bisogno di un sorriso, una mano per tirarsi sù, un pensiero, una melodia. Il sorriso non dobbiamo cercarlo per forza nella persona accanto, ma in qualsiasi cosa che ci rende felici.



Chi non si ricorda questa bellissima canzone ? Ho trovato un filmato di Gary Brooker,  cantante, pianista e compositore britannico, noto soprattutto per aver fondato il complesso rock progressivo Procol Harum.  Questo è uno dei più belli, il brano cult, l'indimenticabile "A Whiter Shade of Pale"  con il coro del Danish National Concert Orchestra a Ledreborg Castle, Danimarca Agosto 2006. Godetevi questo spettacolo e lasciatevi incantare per pochi intensi minuti! 


 Il video con questo grande musicista è toccante, emozionante e fa venire i brividi. Mi piacciono i vari commenti sul web: 
Lar M 
 I think J.S. Bach must be living inside Mr Harum. Such a profound and touching song lasting for almost 5 decades and more to come.
Roxanna P “roxe53” 
 fantastica...intramontabile....
indescrivibili le emozioni che suscita..."La sua segreta corrente vibra tra 
il cuore di colui che canta e l’anima 
di colui che ascolta" (Kahlil Gibran)
Susie Reynolds 
 She said, I'm home on shore leave, 
Though in truth we were at sea
So I took her by the looking glass
And forced her to agree
Saying, you must be the mermaid
Who took neptune for a ride.
But she smiled at me so sadly
That my anger straightway died




  

domenica 4 ottobre 2015

Impara l'arte e mettila da parte, dedicato al centro Don Orione


Oggi voglio condividere con voi l'amore per il teatro, facendovi leggere una testimonianza presa dal giornalino Don Orione nr.11, che ci fa riflettere su tanti pensieri mai espressi. Passione e gratitudine sfiorano il racconto toccante di Francesco Junior Di Volpe. Ho voluto condividere le sue parole nel mio blog, in modo che tutti possano apprezzare questa piacevole lezione di vita. 

"Io considero il mondo per quello che è: un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte" scriveva William Shakespeare nel XVI secolo. Nonostante siano passati tanti secoli, l'aforisma è di un'attualità disarmante. Non c'è cosa più bella del teatro se davvero si brama conoscenza e verità, non c'è cosa più bella del se si ha voglia di scoprire qualcosa in più di se stessi, sul proprio corpo, ma soprattutto sulla propria unicità. Il palcoscenico non è un semplice espediente fisico in cui rappresentare qualche simulacro della realtà, ma un "luogo sacro, in cui viene mostrato tutto ciò che è realmente: niente pudore, niente vergogna, ma solo verità. La cosa più interessante del teatro è il primo passo: tutto parte da lì e potrebbe addirittura finire lì. Se l'attore non mette piede sulla scena nel miglior modo possibile rischia davvero grosso. Questo in fondo, ce lo insegna anche la vita: quante prime volte abbiamo affrontato? E quante volte abbiamo sbagliato l'approccio iniziale per poi riprenderci a metà dell'opera? La prima volta è il così detto primo passo, sono momenti di grande ansia e paure. Io stesso ogni qualvolta che si tratta di cimentarsi in qualcosa di nuovo, ho il timore del primo passo e del primo approccio: insomma, ho l'eterna paura del numero uno.


Anche questa volta ho deciso di cimentarmi nel mondo del volontariato, ma soprattutto nel mondo del "teatro per disabili", ho avuto il timore di partire con il piede sbagliato di non essere all'altezza, ma alla fine come per consuetudine ho capito che non bisognava aver timore di nulla. Non c'è cosa più vera, le paure rappresentano i nostri limiti più grandi. 


Pensando al concetto di paura, ma soprattutto al concetto di unicità, ho cominciato a filosofare su un aforisma di Pirandello: " Mi conoscevano gli altri, ciascuno a modo suo, secondo la realtà che mi avevano dato; cioè vedevano in me ciascuno un Moscarda che non ero io, non essendo io propriamente nessuno per me: tanti Moscarda quanti essi erano. Ogni giorno dovendo mostrare tante maschere diverse, ci dimentichiamo della nostra autenticità e quando si tratta ritrovarla per mostrarla agli altri incominciamo ad andare in tilt: avremmo così voglia di liberarci e di abbattere quelle barriere socio-culturali che rendono la nostra vita un eterno palcoscenico, ma il pudore e la reputazione, grandi amiche dalla paura sono molto più forti. In ogni caso, l'esperienza di poter calcare un piccolo palcoscenico con persone che quotidianamente definiamo "disabili", è stata per me motivo di grande orgoglio e un momento di pura e sana formazione. Mi piace accostare l'aggettivo "sano" a un termine così scontato quale è "formazione" perchè il volontariato è in grado di insegnarti tanto. 


A proposito di "sanità": in quel contesto, quello "sano" non ero certo io, con le mie paure e le mie ansie, con il timore di sbagliare o di bloccarmi a metà dell'opera. I disabili erano gli unici a non aver vergogna e ad apprendere tutto velocemente. Noi operatori invece, attimi di forti ansie. Eccome se ne abbiamo vissuti! Fortunatamente, l'adrenalina da palcoscenico si è tramutata in divertimento, in voglia di fare e l'immaginazione poi ha finalmente preso il sopravvento. Paradossalmente, il momento più bello è stato quello che ho temuto: il primo passo. E' stato proprio in quel momento, quando ho visto tutte quelle luci rivolte su di me e su Gabriele, che mi sono sentito finalmente vivo, carico e pieno di energia. Non so se in quel momento ero davvero un cane giocherellone, se ero al Don Orione o a Broadway, però so solo che mi sentivo finalmente a casa e che dalla scena non me ne volevo andare. Sperimentare la teatralità in un contesto nuovo, nel quale si dimostra la diversità in un'ottica non usuale, è qualcosa di straordinario. La disabilità e la diversità sono congetture errate dei tempi addietro che purtroppo continuano ad essere diffuse, congetture frutto dell'ignoranza che portano a screditare e denigrare ciò che si reputa "diverso". Impara l'arte e mettila da parte. Penso che più dell'arte sia arrivato il momento di mettere da parte il materialismo, le finte congetture, ma soprattutto la propria avidità, che continua a logorare incessantemente le anime di tanti uomini. Più di tanti master, di tante lauree e di tanti 30 e lode all'università, bisognerebbe brindare alle piccole cose che ci rendono persone vive, dal cuore generoso e dall'animo sincero.
 Frequentando il Centro Don Orione ho capito perchè "la carità salverà il mondo". 


Non c'è cosa più bella della sana formazione, così come del donarsi agli altri e vedere come piccoli gesti possono far star bene chi, in quel momento, ha bisogno della tua presenza. Ancora più bella è quella carità che non si basa sull'aiutare gli altri, ma nell'insegnare al bisognoso di essere in grado di fare tutto ciò che lui reputa un ostacolo. Grazie di vero cuore al Centro Don Orione per questa bellissima esperienza, ma in particolar modo a Don Giuseppe Valiante, ad Antonella per i suoi preziosissimi consigli, a Sonia e alla sua grandissima voglia di fare, a Elisabetta, Jiuly, Allegra, Giorgia, Veronica, ai ragazzi del Servizio Civile e a tutti quelli che hanno collaborato per la realizzazione di questa grandissima e bellissima macchina dell'arte.
Mi avete dato tanto e per questo vi ringrazio di vero cuore. 
Francesco Junior Di Volpe 

Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un'opera di teatro, ma non ha prove iniziali. Canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l'opera finisca priva di applausi. Charlie Chaplin


Voglio farvi ascoltare un brano che mi piace tanto: Castle In the Snow (castello nella neve) è il nuovo singolo di The Avener con la voce straordinaria di Amina Cadelli dei Kadebostany. Il video è come una fiaba.  


"Siamo tutti visitatori di questo tempo, di questo luogo meraviglioso. Siamo solo di passaggio. Il nostro scopo qui è osservare, crescere, amare e lasciare una traccia."

sabato 26 settembre 2015

For every pain there is a pleasure



We do not heal the past by dwelling there, we heal the past by living fully in the present. Marianne Williamson

Oggi voglio dedicare un post in inglese, un racconto toccante di Heather Rees, coach e scrittrice americana, che riprende la sua vita in mano dopo essere stata lasciata dal marito.  
My life fell apart on a warm August evening a few years ago. It had been a full summer: family visits, plans for a cross-country move, barbecues, and plenty of travel. We were happy, my husband and I.
Or so I thought.


On that August night, my husband came home to our cozy New York apartment, sat down, and told me, behind a smother of hands and hunched shoulders, that he’s in love with another woman. Well, not so much in those words, they actually came much later, but to save you a longer story, we’ll keep it at that.
What was clear was that he would not leave her despite the ten years we’d spent together, despite the love he still felt for me, despite the mistake he knew he was making.
And so, this man whom I loved with unbridled completeness, ran a sledgehammer through my life.
As it happens, the reverberations of that blow rippled out, unceremoniously taking down other pillars I had come to rely on for my sense of stability and well-being.
A week after my husband’s declaration, my spiritual home, the yoga studio I practiced and taught at nearly every day for years, closed with twenty-four-hour notice.
A week later, I was downsized out of another job. .
I shuffled through my days. At times I’d get a surge of energy and suit up with determination to do something about my situation. Other times I’d sink into an unmoving bump on the couch.


After weeks of treading water and binging on my stories of “poor me,” I realized that, despite my best efforts, life just kept coming at me. No matter how much I resisted and whimpered, the sun rose, birds sang, and babies still made me laugh.
I realized that I had a choice: I could keep shutting it out and wallow in misery, or I could open up and receive it.
I decided to open, ever so slowly, almost against my will. I started with small things: feeling the comforting weight of blankets piled on top of me as I vegged out on the couch, tasting the bitter sweetness of chocolate chip cookies, seeing the texture and hue of the landscape I stared out into.
In doing this, I discovered that what was breathing nourishment back into my soul and calling me forward into living again was none other than my senses.
Without doing anything dramatic, without making lofty resolutions or steeling my willpower, I began to heal. I softened. I even laughed. I relearned joy and ease and the thrill of taking risks.
Could it be so simple? Could it be so obvious?
Yes, and yes.


In opening, despite the pain and miserable facts of my life, a new awareness took hold, our senses are portals to the soul.
They are our inborn pleasure centers, receiving and transmitting sensory data-pleasure and pain-directly to the soul, where it is translated into information for the soul to use, to learn from, and to grow from.
The senses tell us, in every single darn moment: Yes, we’re alive (and what a gift!). And, yes, there is pleasure, and joy, and beauty, and so much room to expand into. They tell us, yes, this journey, this life, is worth it.
All we have to do is open up to what is, even just a tiny bit. The rest will take care of itself.
Opening, we see the beauty of the leaves in the sunlight.
Opening, we hear the wind chimes.
Opening, we feel a friend’s hand on our shoulder.
We take in the pleasure and the desire of our soul is quelled. We are set at ease. We have space now to rest, and heal.
So, I made the decision to nurture my senses and give my soul what it desired, even if it meant that my senses brought in pain, or ugly sounds, or smelly feet.
Because I learned that when my body aches from too many hours at the computer, I can still look to the blue sky and take cool drinks of water.


Because when I’m wracked with disappointment or the sting of failure, I can still feel warm water on my skin.
Because when I’m overwhelmed and wrung out from demands and deadlines, I can still breathe in the smell of a hearty stew and hear the kind words of friend.
For every pain, there is a pleasure. And I suspect that we are capable of pleasures far beyond the reaches of any pain.
It all starts with one simple move: opening to what is. Opening our sense portals to the deluge of pleasure that surrounds us, and filling our souls with the fullness of ease and nourishment beyond our imagination. This is the space we bathe in that heals wounded souls and broken hearts.